Socrate


                                         

Socrate e la cultura del dialogo



Socrate vive e opera in un clima difficile, il quale da un lato si propone di combattere le posizioni relativiste della sofistica, dall'altro deve subire l'ostilità delle classi conservatrici che assimilavano in modo superficiale la sofistica, nei suoi aspetti più negativi, alla filosofia in generale.

Socrate non scrisse nulla, egli preferiva il contatto immediato con le persone, in particolare i giovani. Sulla sua figura e sul suo pensiero abbiamo molte testimonianze indirette, tra cui spicca quella di Platone, che fu suo discepolo e può considerarsi il più attendibile interprete del pensiero del maestro.

Fisicamente Socrate non doveva essere un bell'uomo: era basso, con la pancia grossa, gli occhi fissi e sporgenti, ma aveva un animo eccezionalmente bello e nobile, coraggioso e forte. Mostrerà questo coraggio di fronte ai suoi accusatori nel processo in cui sarà condannato a morte, scegliendo di sacrificare la propria vita piuttosto che ribellarsi alle leggi della città.



Socrate fu processato e condannato a mote nel 399 a. C. ad Atene, poiché era visto come un elemento destabilizzante per i nuovi equilibri politici di quel tempo.

Egli fu accusato e riconosciuto colpevole di non onorare gli dei della sua città, e di aver inventato nuove divinità e corrotto i giovani. Tali accuse erano una scusa poiché in Grecia era tollerato non credere in nessuna divinità. Tutto questo era perché il nuovo governo lo temeva.
La condanna fu eseguita soltanto dopo un mese, perché il giorno precedente la data stabilita per l'esecuzione era partita la nave per le feste di Delo e nessuna sentenza capitale poteva essere eseguita finché la nave non fosse tornata. Egli trascorse serenamente in carcere quel periodo di attesa, conversando con gli amici e rifiutandosi di evadere. L'ultimo giorno, bevve con serenità la cicuta.

La morte di Socrate può essere interpretata come l'atto conclusivo e il drammatico coronamento di un'esistenza vissuta all'insegna del rigore morale e del perfezionamento interiore.
Socrate è il più saggio perché sa di non sapere. Socrate fu condannato anche perchè voleva scuotere gli uomini dal loro torpore spirituale, costringendoli a dubitare delle loro certezze.
Il suo intento fu da un lato quello di dimostrare che coloro che si credevano sapienti, in realtà non lo erano affatto, in quanto non conoscevano in profondità ciò di cui parlavano




Il metodo adottato da Socrate si componeva di due momenti fondamentali:
- critico e "negativo", l'ironia 
- costruttivo e "positivo", la maieutica

IRONIA 
Dialogando con i suoi interlocutori, Socrate chiedeva loro di puntarsi su un particolare tema e mostrava in primo luogo di accettare il loro discorso valido. Egli dichiarava di non conoscere l'argomento in questione. Poco per volta risultava chiaro che anche l'interlocutore non sapeva realmente cosa fosse ciò di cui si parlava.
Ecco che la "maschera" dell'ignoranza si rivelava lo strumento più efficace per mettere a nudo l'ignoranza altrui.

MAIEUTICA
In questo momento, Socrate voleva far capire quanto fosse importante ricercare la verità, senza fermarsi ad una conoscenza superficiale.
Egli aiutava a partorire le idee, da questo il nome maieutica, arte della levatrice.

Socrate non poteva proporre nuove conoscenze dal momento che non era esperto in nulla. Egli doveva esaminare e mettere alla prova i giovani, per capire se le loro intelligenze fossero valide o meno.Il contesto educativo era quello del dialogo tra amici. Perché il dialogo conseguisse gli esiti desiderati era necessario che ci fosse fiducia reciproca e una comune aspirazione alla verità.

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